di Lucrezia Alessia Ricciardi
Arriva e posa un confetto dorato sotto il piede dell’Achille Morente di Filippo Albacini.
Inizia così il tour guidato dallo stesso Luigi Ontani nella sua mostra – sua più che mai, ne è il curatore – ospitata all’Accademia di San Luca di Roma. SanLuCastoMalinIconicoAttoniTo
Se l’esposizione delle sale del pianterreno sembra quasi non finita, quasi senza orientamento, salendo la rampa le nicchie diventano sede perfetta per le sue erme in ceramica.
Lui si aggira fra le sale e spiega con tranquillità lo stupore che cerca, mette e trasmette nelle sue opere.
Non serve per forza capirlo, basta seguirlo. Che sia un disegno, che sia una ceramica, alla cui realizzazione Ontani si affida alle maestranze di Faenza, tutto il suo essere si esprime perfettamente. Tutti i suoi viaggi, le sue scoperte, le sua fascinazioni, si distribuiscono equamente dal Trumeau alato, piccolo scrigno degno di una Wunderkammer dove ogni volta si aggiunge un libro per l’occasione, mobile funzionale con la sua ribaltina pronta ad essere aperta, usata, diventare luogo di ispirazione; alle sue Anamorpose, foto lenticolari dove tutto cambia in base all’angolazione, come nella modernità fluida in cui colloca le sue icone in ceramica, con connotati sessuali ben in vista, esagerati, che non cercano il giudizio morale delle nobili puritane e vanno oltre, come va oltre lui.
Ci sono le tele del ragno delicatissime in vetro, i vizi capitali diventano otto, e sembrano meno peccaminosi. Ontani è la quintessenza dell’artista: dagli anni settanta ad oggi riesce ancora a stare perfettamente a suo agio nel ruolo dell’artista, originale, mai banale, narcisista e consapevolissimo di esserlo, trasforma le sue mostre in un piccolo viaggio degno di Lewis Carroll che trasforma i visitatori in novelli Alice in Wonderland. Tutto è stupore, tutto è quasi surreale eppure comprensibile a tutti, perché tutti noi abbiamo gli strumenti per riconoscere quello che stiamo vedendo, sono nel nostro subconscio, dai racconti di epica alle icone più recenti e pop (tipo un Signor Bonaventura con Bassotto, e chiunque dirà “Qui comincia la sciagura del Signor Bonaventura…”) diventa nel salire la rampa una salita verso il divino, fino alle stazioni della Via Crucis dell’ultima stanza, in fondo, passando per il suo autoritratto fra gli Accademici, “perché pensavo di averlo il titolo, invece no”, come dice in tono scherzoso, anche se, come sottolinea Francesco Moschini, Segretario dell’Accademia di San Luca, il suo essere così poliedrico lo colloca perfettamente nell’essere un artista dell’accademia che padroneggia tutte le tecniche passando fra esse completamente a suo agio.
Questa amplissima mostra, che si raccorda perfettamente a quella del Museo Andersen del 2012, è totalmente gratuita (cosa che a questo punto la fa diventare anche imperdibile) e sarà ospitata a Palazzo Carpegna dal 17 maggio al 22 settembre 2017, accompagnata da un catalogo bilingue che comprende un testo critico di Ester Coen, un’ampia intervista di Hans Ulrich Obrist e contributi di scrittori quali Aurelio Picca e Emanuele Trevi, insieme a una selezione di testi a cui l’artista è particolarmente legato, di Francesca Alinovi, Goffredo Parise e una poesia inedita di Valentino Zeichen.
Andate, siate narcisisti e audaci.
Info:
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Luigi Ontani all’Accademia di San Luca
Palazzo Carpegna, Piazza dell’Accademia di San Luca 77, Roma
Informazioni: tel. 06 679 8850; [email protected]
Orari: dal lunedì al sabato: 10.00 – 19.00 (ultimo ingresso 18.30). Chiuso domenica e dal 6 al 27 di agosto.
Ingresso gratuito
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